FAQ
Domande frequenti sullo psicologo
Lo psicologo è uno specialista che aiuta le persone ad affrontare un disagio psichico, che a volte può essere associato a malessere fisico, facilitando un processo di cambiamento. Attraverso il dialogo, l’ascolto delle emozioni, la conoscenza dei pensieri, l’espressione delle emozioni e delle fantasie, il terapeuta punta insieme alla persona allo sblocco di situazioni di impasse e alla di una crescita personale.. Star bene diventa possibile attraverso l’autoconsapevolezza dei propri pensieri e delle proprie emozioni; “mettendo a fuoco”, sviluppando o ridimensionando i propri desideri, i propri progetti, le proprie aspettative.
I problemi possono essere di vario tipo. Alcuni esempi:
- momenti di difficoltà legati al normale sviluppo dell’individuo nel suo ciclo di vita: Infanzia, Adolescenza, Età adulta, Terza età;
- difficoltà del bambino a casa o a scuola;
- problemi legati allo sviluppo adolescenziale;
- rapporti di coppia o familiari;
- area della genitorialità;
- situazioni di affido o adozione;
- stress vissuto in contesto lavorativo;
- difficoltà al momento della pensione e nella fase dell’invecchiamento.
All’interno di incontri, individuali, di coppia o di gruppo cerca di capire insieme alle persone cosa sta accadendo nelle relazioni interpersonali e crea le condizioni favorevoli ad una ridefinizione delle relazioni/situazioni che causano sofferenza. Lavora sempre senza prescrivere farmaci, ma senza escludere la possibilità che persona possa assumerli in momenti particolari e sotto controllo medico.Talvolta vengono utilizzati anche tests, interviste, questionari, disegni… e coi bambini il gioco.
Lo strumento principale è il colloquio, che può avvalersi anche di strumenti di misurazione come tests, questionari e scale di misurazione. I test psicologici possono essere di vari tipi: attitudinali, di intelligenza e di personalità. Strumento fondamentale, infine, è la personalità dello Psicologo, che entra attivamente in relazione con la persona che ha di fronte, aiutandola ad entrare in contatto con i propri vissuti, a dare a un nuovo significato alla sua esperienza accettando anche le parti “scomode” che appartengono ad ognuno di noi.
La persona diventa protagonista attivo della propria vita, imparando ad affrontare situazioni di sofferenza e stress, migliorando la qualità della propria vita. L’obiettivo è lo sviluppo individuale, ovvero ciò che avrebbe voluto essere e che non è mai riuscito, in altre parole, la piena realizzazione di sé.
Se facciamo fatica a dare un senso alla nostra sofferenza, è meglio non lasciare passare molto tempo e non minimizzare la cosa, ingannando noi stessi. Affrontare le situazioni prima che si aggravino, consente di trovare sollievo e benessere in tempi più brevi, prima che le conseguenze, e le conseguenze delle conseguenze, abbiano reso tutto più difficile e complesso.
La psicoterapia è un processo complesso, ma sostanzialmente possiamo definirla come una relazione di aiuto, dove si crea un rapporto di fiducia emotivamente significativo tra terapeuta e paziente, all’interno del quale si facilita il cambiamento individuale.
A grandi linee un buon psicoterapeuta deve possedere due qualità:
- “umane” (capacità di empatia, di ascolto, di accogliere la sofferenza, di trasmettere fiducia, ecc.);
- “tecniche” (conoscenze teoriche, varietà degli strumenti tecnici, capacità nel padroneggiarli, ecc.).
Già dai primi incontri potete valutare se il rapporto che si è creato con il professionista potrà dare dei buoni frutti. Innanzitutto è necessario che vi sentiate a vostro agio, che vi sentiate rispettati nella vostra individualità e nelle vostre opinioni.
E’ importante che sentiate di potervi fidare del vostro terapeuta; se non è così potreste nascondere informazioni importanti o addirittura mentire, in quel caso è probabile che non avrete nessun beneficio dalla psicoterapia. Inoltre dovreste accorgervi, a un certo punto del processo, che la psicoterapia vi sta aiutando.
Pertanto è fondamentale che le vostre paure o perplessità relative al processo psicoterapeutico vengano sempre esolicitate al professionista, che dovrà essere in grado di darvi un riscontro. Non va invece utilizzato il livello di intensità dei sintomi emotivi e comportamentali nella vostra vita quotidiana per valutare l’utilità del trattamento: infatti, quantomeno a breve termine, la psicoterapia può avere come effetto una temporanea (e comunque ò controllata) recrudescenza sintomatica, dovuta all’avvio del processo di cambiamento. Il primo incontro ha lo scopo di permettere al clinico di ascoltare la domanda di aiuto portata dal cliente e restituire una prima ipotesi sulla tipologia di intervento psicoterapeutico più efficace e aderente a quella specifica situazione, e se è possibile, alle aspettative della persona. Verso la fine del colloquio il clinico vi prospetterà il percorso che ritiene più adatto; le alternative sono:
- consulenza a breve termine (formulazione di indicazioni e consigli che la persona può mettere in pratica da sola);
- approfondimento diagnostico finalizzato a chiarire meglio le implicazioni della domanda di aiuto (due o tre colloqui supplementari);
- inizio del percorso psicoterapeutico (in questo caso viene in genere consigliato dal terapeuta uno “spazio di riflessione” prima di decidere se iniziare questa esperienza);
- invio ad altri colleghi per trattamenti specifici (psicofarmacologico, terapia familiare, ecc.).
Prima di terminare l’incontro il terapeuta dovrebbe chiedervi se avete domande da fargli. Sentitevi liberi di farlo; è il momento giusto per chiedere informazioni riguardo l’orientamento teorico del clinico, la sua formazione e la sua esperienza, soprattutto nel trattamento del vostro specifico tipo di problema. Uno psicoterapeuta deontologicamente corretto non dovrebbe avere problemi a rispondere a queste domande; se ne avesse, questo potrebbe già essere un vostro primo “segnale di allarme” circa la capacità di questa persona di aiutarvi a risolvere i vostri problemi. Di solito l’utente “sente” già se vuole continuare con quello psicoterapeuta e iniziare così la sua terapia. A sua volta lo psicoterapeuta, grazie alla sua esperienza, avverte immediatamente se si è riuscito a “sintonizzare” in modo efficace con l’altro, oppure se ha avuto difficoltà in questo primo approccio ad entrare in relazione empatica con il suo cliente e, in questo caso, lo comunicherà all’utente, consigliandogli vie alternative. Nei casi in cui la persona era già venuta intenzionalmente a chiedere soltanto un incontro di consulenza, ovviamente non si concluderà il colloquio con un’ipotesi di progetto terapeutico e non vi sarà un seguito. Tuttavia, a volte, la persona viene al colloquio convinta di necessitare esclusivamente di consigli, ma in realtà scopre e capisce che vi è necessità di cura. In questi casi è compito dello psicoterapeuta esprimere e spiegare il proprio parere. Nei casi in cui sia l’utente che lo psicoterapeuta concordano per l’inizio della psicoterapia, al termine del primo colloquio verranno concordati i colloqui successivi. Gli incontri si programmano in anticipo e si pianificano esattamente nei giorni e negli orari. Nella maggior parte dei casi non sarà poi facile cambiare e modificare giorni e orari delle sedute prefissate: questa procedura contribuisce a stabilizzare il rapporto con lo psicoterapeuta. La stabilità della relazione terapeutica, fornisce un contenitore rassicurante e protettivo al cliente ed è anche utile per l’organizzazione del terapeuta, il quale, dedica un numero di ore definito all’attività di ricevimento dei pazienti in psicoterapia presso lo studio privato e facilmente può accadere che, a volte, richieste urgenti non trovino spazi per un consulto immediato. In termini generali un percorso psicoterapeutico individuale si articola nei seguenti passaggi:
- analisi della domanda (da una a tre sedute);
- definizione del “contratto”, in cui vengono definiti gli obiettivi, i metodi e i tempi del trattamento;
- fase centrale del processo, all’interno della quale avvengono i cambiamenti individuali;
- fase di chiusura e di graduale “svincolo” dal terapeuta, con consolidamento dei miglioramenti;
- follow-up (colloqui di controllo a distanza di tempo).
La durata di un percorso psicoterapeutico è variabile (eccezionalmente la durata può anche essere superiore ad un anno, nel caso di problemi cronici o di difficoltà a lungo termine). In ogni caso la scelta di terminare la terapia è sempre possibile. Se vi sembra di non beneficiare a sufficienza dal trattamento, potete comunicarlo al professionista, e valutare la possibilità di concludere il percorso. Un buon psicoterapeuta rispetterà la vostra decisione, cercando di capire e di ragionare con voi sui motivi che sottostanno a questa scelta; si impegnerà quindi a terminare il processo in altre due o tre sessioni, aiutandovi a riordinare le idee sulla vostra situazione e riassumere i progressi fatti rispetto agli obiettivi iniziali.
Perché poi parlare con uno psicologo sarebbe più efficace che parlare con un amico? Sicuramente si tratta di relazioni differenti: l’amico di solito entra in simpatia con noi, ovvero si identifica e tende a sostituirsi a noi nell’affrontare la situazione dando un suggerimenti o consigli. Lo psicoterapeuta entra in relazione empatica con l’altro; ci significa ò che è in grado di sentire esattamente quello che sente la persona come se fosse l’altro senza mai dimenticare che non lo è e quindi, contemporaneamente è in grado di mantenere un livello molto alto di ascolto di sé che gli consente di non “annegare” nel vissuto dell’altro ma al contrario gli offre l’opportunità di “vedere” aspetti sconosciuti della sua personalità.
La ricerca sull’efficacia delle psicoterapie comincia ormai a dare risultati di un certo interesse. Gli studi internazionali, svolti negli Stati Uniti e dall’Organizzazione mondiale della Sanità, stanno dimostrando che il lavoro psicoterapeutico, il sostegno terapeutico alle famiglie, integrato là dove necessario con l’utilizzo delle strutture intermedie di tipo comunitario, e con un accorto impiego di farmaci, contribuisce ad evitare nuove ospedalizzazioni e ricadute dei pazienti, migliorando la qualità della vita del singolo e della sua famiglia. Se a breve termine i risultati dell’intervento farmacologico sono analoghi a quelli della psicoterapia, nel lungo periodo, i vantaggi legati all’uso della psicoterapia nella prevenzione sono ammessi senza riserve sia da clinici che da ricercatori. Il farmaco infatti tende a cronicizzare il paziente e ad essere più costoso, nel tempo, di ogni terapia preventiva. Ciò non toglie nulla alla necessità di utilizzare farmaci, in talune situazioni, in concomitanza con un trattamento terapeutico. Valutazioni similari sono fatte nel trattamento delle psicosi, dei disturbi di personalità, delle nevrosi soprattutto quelle all’origine di tossicodipendenze, dove la psicoterapia si rivela quattro volte più efficace di qualsiasi farmaco. Una funzione preventiva straordinaria viene poi riconosciuta a proposito dei disturbi del bambino e delle difficoltà dell’adolescente se l’intervento è messo in atto per tempo ed insieme alle famiglie. Per queste ragioni anche in Italia è stato da poco presentato un Disegno di Legge volto a garantire a tutti i cittadini la possibilità di accedere a un servizio con la compartecipazione economica dello Stato.
Generalmente l’utente che si rivolge ad uno studio privato di psicoterapia è una persona che versa in una delle seguenti condizioni:
- la persona soffre acutamente dei sintomi che sorgono dalla sua pregressa condizione di disturbo psicologico
- la persona, spesso pur disturbata psicologicamente, non accusa sintomi acuti, ma lievi o non stabilizzati e attribuisce il proprio disagio a qualche situazione esterna a sé sono tutti i casi in cui la persona, se disturbata, nega il disturbo e trasforma la richiesta di aiuto sotto forma di consiglio, oppure effettivamente non disturbata, necessita di semplice consulenza.
Lo psicologo è un professionista che, dopo la Laurea in Psicologia, ha superato l’esame di Stato e si è iscritto all’Ordine Professionale della sua Regione, per poter esercitare la Professione. Se non ha l’iscrizione all’Ordine, è come un laureato in altra disciplina, ad esempio in Legge, che può insegnare o fare altro, ò ma non è avvocato. Lo psicologo può fare diagnosi, valutazioni, interventi di prevenzione, ma non “cura”. Lo psicoterapeuta è un professionista che ha proseguito il percorso di formazione, di cui l’Ordine ha riconosciuto la validità iscrivendolo all’Elenco degli psicoterapeuti. E’ colui che “cura”, che lavora per eliminare il sintomo, la patologia, il disagio e aiutare la persona a tornare ad una condizione di benessere, migliore di quello precedente. Non utilizza farmaci per lavorare con le persone, benché possa prevedere la combinazione di psicoterapia e psico-farmacologia. Con la normativa attuale, può essersi specializzato dopo una Laurea ò in Psicologia o Medicina. Lo psicoanalista è un professionista che ha seguito una formazione analitica, freudiana o post freudiana (classicamente lavora col lettino); l’esplorazione dell’inconscio viene finalizzata ad un migliore adattamento al presente e ad una migliore conoscenza di sé. Per i non “addetti ai lavori” esiste una certa confusione nel comprendere le competenze e la formazione di base degli psicoterapeuti; cercherò quindi di chiarire questo primo punto. Innanzitutto, per la legislazione italiana, possono accedere al titolo di psicoterapeuta i medici e gli psicologi che abbiano conseguito una formazione specifica in psicoterapia (corsi quadriennali post-laurea riconosciuti dallo Stato) e siano iscritti ai relativi albi professionali. I professionisti possono proporre degli interventi individuali, di coppia, familiari o di gruppo, a seconda del tipo di problema e delle risorse disponibili.
Lo psichiatra è un laureato in Medicina che ha proseguito la formazione specializzandosi in Psichiatria. Sono coloro che si occupano delle malattie della Mente, curano utilizzando la terapia farmacologia. Gli Psichiatri possono essere anche Psicoterapeuti. Il neurologo è un laureato in Medicina che ha proseguito la formazione specializzandosi in Neurologia. Si occupa di malattie del cervello, dei nervi e dei muscoli, quindi Ictus, Sclerosi a Placche, Morbo di Parkinson, malattie Neuromuscolari, Epilessie, Diagnostica di Tumori e malattie Cerebro-vascolari. Esistono delle patologie di confine tra le due specializzazioni: per es. Demenze e Disturbi del sonno.
Farsi “curare” un sintomo o un problema da uno psicoterapeuta o al contrario da un non psicoterapeuta fa la stessa differenza che corre, tra il farsi curare un dente da un dentista o o da un rappresentante di biancheria. In altre parole, lo psicoterapeuta ha seguito un percorso di studi e di formazione che garantisce l’aver acquisito competenze riconosciute; un non psicoterapeuta può fornire spunti di riflessione, ma non è curativo e può creare complicazioni anziché essere facilitante. E’ importante sapere a chi ci si rivolge e per che cosa. I canali di accesso ad uno psicoterapeuta sono sostanzialmente i seguenti:
- in genere il medico di base, o lo psicologo del servizio pubblico (consultorio familiare o distretto socio-sanitario di base) possono, dopo aver effettuato una prima valutazione diagnostica, consigliare una serie di nominativi di psicoterapeuti di fiducia
- il nominativo viene fornito da una persona (amico, parente, conoscente) che ha già usufruito positivamente dei servizi di un terapeuta
- navigando in rete attraverso motori di ricerca o portali specializzati troverete degli elenchi, nei quali, sotto la voce “psicologi” o “medici specialisti in neurologia e psichiatria” potete trovare gli indirizzi dei terapeuti presenti nella vostra provincia
Trattandosi di pubblicità sanitaria tutti gli annunci che appaiono sono stati autorizzati dagli Ordini Professionali e dal Sindaco del Comune di appartenenza, quindi pur non essendoci una conoscenza diretta vi è la garanzia sulla validità dei “titoli” del professionista.