Mindfullness e autoregolazione emotiva

Uno studio pubblicato su Psychological Reports, ha scoperto che maggiori capacità di consapevolezza predicono indirettamente meno sintomi di ansia attraverso il controllo dell’attenzione.

La consapevolezza, nel complesso, è definita come “la consapevolezza che emerge attraverso la partecipazione attiva al momento presente senza reazione o giudizio”.

 La ricerca sulla consapevolezza ha dimostrato che comprende cinque diverse componenti:

(1) l‘osservazione, che implica la partecipazione alle proprie emozioni, esperienze cognitive e sensazioni; 

(2) la descrizione, che è il processo di etichettatura di ciò che si sente o pensa; 

(3) agire con consapevolezza, definito come attento alla propria esperienza nel momento;

 (4) non giudicare l’esperienza interiore, che implica astenersi dal valutare i propri pensieri e sentimenti; 

(5) non reattività all’esperienza interiore, definita come la capacità di far passare pensieri e sentimenti senza rispondere o elaborare.

Mentre le dimensioni dell’agire con consapevolezza, non giudicare l’esperienza interiore e non reattività all’esperienza interiore sono associate a risultati positivi sulla salute, come una maggiore soddisfazione della vita e livelli più bassi di ansia e depressione, le componenti dell’osservazione e della descrizione hanno poche prove di effetti benefici sulla salute mentale e sul benessere psicologico. 

In effetti, ci sono stati studi che hanno dimostrato che l’osservazione indirettamente prevedeva un aumento della depressione attraverso la rimuginazione o il processo di concentrazione sui sintomi del proprio disagio.

Il nuovo studio di Helen Z. MacDonald e Anna Olsen dell’Emmanuel College di Boston evidenzia che il controllo dell’attenzione, o la “capacità di dirigere, focalizzare e spostare volontariamente l’attenzione”, come un possibile meccanismo o mediatore attraverso il quale particolari dimensioni della consapevolezza possono fornire benefici effetti sul benessere psicologico.

Lo studio ha acquisito 286 studenti universitari di età superiore ai 18 anni da una grande università nel nord-est degli Stati Uniti. I partecipanti hanno preso parte a sondaggi per consapevolezza, depressione, ansia, stress e controllo dell’attenzione.

I risultati hanno mostrato che maggiori capacità nelle dimensioni descrittive e non reattive della consapevolezza, attraverso l’effetto di una migliore focalizzazione del controllo dell’attenzione, prevedevano indirettamente un minor numero di sintomi d’ansia. 

Inoltre, lo studio ha dimostrato che una maggiore consapevolezza è associata a un minor numero di sintomi di ansia e che queste relazioni sono mediate dalla capacità di focalizzare l’attenzione.

Poiché il controllo attento può essere appreso e quindi migliorato, lo studio offre un contributo significativo alla pratica clinica. 

Naturalmente va sottolineato come in questo tipo consapevolezza può essere sviluppata e valorizzata all’interno di una relazione terapeutica, in modo che ci sia una condivisione dell’esperienza che consenta di soffermarsi sugli aspetti significativi del vissuto esperienziale.

Quotidianamente aiuto le persone a mettersi in ascolto di sè stessi, attraverso l’osservazione non giudicante delle sensazioni corporee che gradualmente ci guidano nell’esplorazione dell’emozione e dell’esperienza organismica.

Si tratta di modalità terapeutiche esperienziali che richiedono competenze specifiche da parte dello psicoterapeuta e che attingono alle evidenze scientifiche derivanti dalla dalla mindfulness, psiconeuroimmunologia, dalla teoria polivagale, dalla psicoterapia sensomotoria in altri termini dai contributi offerti dalle neuroscienze.

Come già accennato l’osservazione del proprio vissuto praticata al di fuori di una seduta di psicoterapia può alimentare la rimuginazione ed una sorta di “avvitamento” del pensiero su se stesso, che inevitabilmente possono promuovere un ulteriore malessere.

Nel migliore dei casi le pratiche “fai da te” possono generare benifici temporanei, che non hanno nulla a che fare con un percorso terapeutico che consente di realizzare un processo di cambiamento e di crescita personale, stabile e duraturo nel tempo.

La scoperta delle poprie risorse finalizzate all’autoregolazione emotiva, diventa un “patrimonio” al quale attingere in autonomia qualora si presentino situazioni critiche successivamente alla conclusione del percorso terapeutico.

Fonti: https://journals.sagepub.com/

https://www.psypost.org

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